Sento gli attimi

 11,90

Autore:
Marcello Cento

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Come non poter ovviare al dilemma fra ciò che appare e ciò che è?
L’irrisolvibilità di questo quesito è la lettura che ho dato alla poesia in quanto inconciliabilità.
Il canto nasce proprio come pioggia e come residuo di questa problematicità.
Ciò che sentiamo ci appare o è?
Il verso si fa ancora di salvezza attraverso le parole ma al contempo non si perdona l’infedeltà a una realtà che percepisce sommariamente e poi vanga e penetra con l’esistenza dell’ente pensante, il poeta.
Un’autopunizione e un tentativo di verità alla realtà che ci tocca.
Questo è il nodo.
Ritratto infedele delle cose in quanto fatti o involontaria punizione per aver penetrato il reale appellandolo vero.
Le parole sono nomi e pertanto chiamano e si chiamano in causa nell’indagine conoscitiva.
In questo credo ho sentito arieggiare un inizio di conoscenza.

«Io,
nel vicolo addossato
alla mia carne,
sento madido
il respiro
della resistenza…»

 

Marcello Cento

Marcello Cento, calabrese di Taurianova, classe 79’, ha conseguito la maturità classica e le lauree al conservatorio in clarinetto e in canto lirico da baritono, sua attività.
Da adolescente, per musicare tutto ciò che gli respirava intorno comincia a dare forma alla sua esistenza spazializzandosi in parole, poi divenuta sua necessità terapeutica, che lo accompagna tuttora per un’inestricabile, fortunatamente, geometria della vita.