Campi di luce

 17,00

Autore: Maria Consiglia Alvino

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Il mito non è una pura invenzione della poesia ma è inscritto negli accadimenti. Non è un caso che il filosofo Severino sottolinei come per gli antichi mito e “cosa” si equivalgano. Le liriche di Maria Consiglia Alvino ci riconciliano con questa antica equivalenza. Tutto sembra raccontato come in un’aurora in cui i colori devono ancora definirsi e non scadono mai nell’ovvio e nelle banalità cromatiche a cui siamo assuefatti.
Vivere nel campo di luce in cui le cose si mostrano, significa viverle sempre come preziosità da custodire e proteggere. La poeta campana ci riporta alla persuasione che la poesia custodisca e protegga, soprattutto quando ci inoltriamo in luoghi che svelano a noi la nostra inettitudine, la nostra incapacità di orientarci nei meandri del mondo che in fondo sono gli stessi meandri angusti della nostra vita. (Dalla Prefazione di Giuseppe Cerbino)

Maria Consiglia Alvino

(Avellino, 1987). È dottore di ricerca in Filologia, con specializzazione in letteratura greca antica. Insegna lettere nei licei. Suoi articoli, testi in poesia e prosa sono apparsi in blog, riviste e antologie. Ha pubblicato nel 2022 il suo romanzo d’esordio A volte la neve (Readaction Editrice, Roma) e nel 2023 la silloge poetica Elegie per Calypso, Delta 3 Edizioni. Come traduttrice dal greco moderno, ha curato il volume di Anna Griva, Uno scuro filo annodato (Controluna 2024). Alcuni suoi testi sono stati tradotti in greco, inglese e spagnolo.